Teoria 3: Un giovane programma di nome “SATIN” e i sentimenti delle macchine
Nella scena finale del terzo film (Revolution) vediamo un’alba (realizzata dalla bambina) che ricorda il mondo dorato delle macchine con riflessi verdi sulla sommità. Ci sarebbe anche il “bianco” ma, di nuovo, potrebbe essere o non essere significativo.
E’ una semplice alba nella realtà virtuale verde?
Oppure è un segno del cambiamento, delle “porte aperte” al passaggio dalla dimensione verde a quella dorata, facilitata dalle macchine nel rispetto degli accordi?
Come scopriremo poi attraverso il gioco online, questa “transizione” non sarà affatto fluida perché anche nel mondo delle macchine esistono contese, stratagemmi e interessi di parte piuttosto rilevanti.
Ma chi è SATIN, la protetta dell’Oracolo e di Seraph, traghettata dall’Uomo del Treno in Matrix?
Pensavo fosse una sorta di “nuovo oracolo” (come sembra suggerire la trilogia) ma poi, rileggendo lo scambio tra i suoi genitori e un Neo intrappolato in uno strano loop, mi sono accorto di un elemento importante nella conversazione.
Mi riferisco al (meraviglioso) passaggio che afferma:
“Amore è un parola, ciò che conta è l’interazione che la parola comporta”
E se SATIN fosse parte di una nuova generazione di Intelligenze Artificiali non ancora “comprese” nella programmazione di Matrix?
Ragioniamo su questo indizio per capire l’origine delle variabili impazzite associandole all’idea di “sentimento”, in ragione della citazione appena riportata (per bocca del padre di SATIN).
Cosa sappiamo delle macchine e dei sentimenti umani?
Nella clip di Animatrix osserviamo le macchine studiare e apprendere le funzioni del cervello umano (una loro vittima “ride o è felice” a comando).
I genitori di SATIN parlando di un sentimento che ha generato “qualcosa” (la loro figlia) di cui ancora le macchine non sanno cosa farsene, ecco perché destinata all’eliminazione.
Smith, dal canto suo, è evidentemente in preda ad odio e rabbia. Egli è l’unico agente (un software di controllo basilare) che esprime chiaramente i suoi sentimenti (odio, rabbia, frustrazione, ribellione) già dalla prima ora.
L’unica eccezione di livello che ho rilevato è l’Architetto nella sua forma composita, quando -dopo averlo visto nella sua algida e stizzita forma nel secondo capitolo- interagisce con Neo nella città delle macchine, sul finale del terzo capitolo, in piena crisi rabbiosa.
Una rabbia dovuta al fattore di rischio scatenato dall’Oracolo, evidentemente, con il suo “tentativo estremo” di risolvere la situazione.
Il Merovingio è un “programma antico”, quindi potrebbe essersi evoluto anch’esso traendosi all’esterno della programmazione originale e -come altri- nel desiderio di sopravvivere al suo scopo dimostra, implicitamente, di avere dei sentimenti.
Due aspetti mi hanno colpito: l’ambiente del suo quartier generale che sembra la classica “casa delle passioni estreme”, un controsenso per una macchina priva di emozioni.
Se l’abbigliamento ha un senso, inoltre, quello del Merovingio prevede il rosso, il colore delle emozioni più intense. Sembra dunque che “il Francese”, schierato contro Architetto e Oracolo, sia già un “agente del caos” indipendente. Tempo fa ipotizzai addirittura che ci fosse lui dietro la variabile impazzita “Smith” per una ragione che adesso mi sfugge e dovrei recuperare rivedendo di nuovo la trilogia.
Anche la sua compagna (interpretata da una Monica Bellucci) dichiara di “voler sentire qualcosa” invidiando i sentimenti della coppia Neo / Trinity, magari ispirata da quel mondo di estremi che il Merovingio ha costruito intorno a sé e che dimostra a lei qualcosa di diverso da ciò che conoscono (la programmazione e Matrix, quindi il livello verde, senza alternative).
Infine, nell’ultimo episodio di Animatrix (“Matriculated”), assistiamo al tentativo da parte degli uomini di “plagiare” la mente delle macchine agendo sui sentimenti.
Ecco l’episodio completo, in italiano:
Nei prossimi capitoli analizzerò meglio proprio questo episodio ed un dialogo altamente significativo.
Fine della quinta parte
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