Teoria 2: La variabile impazzita non è Neo ma l’agente Smith. Neo è l’antivirus (programmato e sovrascritto più volte).
E se la famosa “variabile impazzita” citata dall’Architetto fosse Smith, anziché Neo?
Ogni regista o scrittore sa come giocare con lo spettatore e le sorelle Wachowski hanno infarcito la loro opera di tantissimi livelli di comprensione e riferimenti che scorgiamo appena, durante tutta la visione dell’opera (il “cofanetto” integrale, rilanciato per l’occasione e di nuovo disponibile su Amazon, ci offre un’idea della quantità di contenuti extra).
Se Matrix fosse nato come un libro da trasporre al Cinema ne avremmo certamente parlato più a lungo, così come facciamo con la serie di Harry Potter la cui autrice ha il merito di aver imbastito un universo narrativo complesso e coerente, ricco di “dietrologie inaspettate” grazie ad uno spazio di gran lunga maggiore per esprimersi (sia in formato cartaceo, sia in formato cinematografico).
Quindi ragioniamo sfruttando il “poco” che abbiamo, considerandolo un “accenno” che avrebbe dovuto (o potuto — per bocca delle sorelle) svilupparsi successivamente e analizziamo quindi la domanda alla base della teoria.
Neo potrebbe essere la risposta a Smith, citata dall’Architetto e, come dimostra il finale nel quale Smith ingloba tutte le persone della città, rischiando di distruggere Matrix, la vera piaga assoluta da risolvere è Smith, non il povero Neo.
Smith, per altro, fin dall’inizio (dal primo capitolo in poi), ha qualcosa di diverso dagli altri agenti, si nota bene quanto non sia un agente come gli altri molto prima di “tornare alla sorgente” dopo essere esploso dall’interno (nel finale del primo film).
Ecco il suo dialogo con il Morpheus prigioniero (linguaggio, gestualità e contenuti sono totalmente diversi rispetto a quelli degli altri agenti che si chiedono, appunto “cosa stia facendo Smith”):
Significativo quel gesto di Smith: “disconnettersi” dal controllo generale togliendosi l’auricolare e causando lo stupore degli altri agenti.
Smith considera l’umanità un problema, un fastidio, un virus da debellare (“noi siamo la cura”, è ciò che pensa di sé stesso).
Ma l’umanità in veste di batteria è ciò che consente alle macchine di funzionare ed avere energia
Quindi il suo comportamento ha il sapore della ribellione (“ribellarsi” è una scelta quanto le altre).
Nato come parte del codice “guardiano” (gli agenti) egli supera la programmazione che lo riguarda, sfugge al controllo generale e diventa una “variabile impazzita” contro-bilanciata da Matrix generando qualcuno/qualcosa in grado di evitare la devastazione che può comportare un “bug” tanto virale e devastante.
In effetti sono le macchine che, alla fine, si accordano con Neo e lo usano come anti-virus “annullando” Smith e riportando tutto alla nuova “normalità”.
Esattamente l’opposto di quanto l’Architetto sembra esprimere nel suo primo incontro con Neo.
Approfondiamo le parole dell’Architetto:
Una variabile che si ripresenta ogni volta che è “risolta” (Come dopo la prima morte -di Smith-, per esplosione dall’interno, causata da NEO nel primo capitolo) e che punta ad aggredire anche il mondo delle macchine (come un vero e proprio virus senza freni).
Parlando di Smith, l’Oracolo spiega a Neo:
“(…) lui non ha freno, non si fermerà fino a che non ci sarà rimasto niente. Lui è te, il tuo opposto, il tuo negativo, il risultato dell’equazione che tenta di bilanciare sé stessa. […] il futuro di entrambi i mondi è nelle tue mani. Se fallirai sarà nelle sue”
Architetto e Oracolo sono le entità a capo dei due mondi che osserviamo, agiscono insieme e collaborano, evidentemente (uno è il “padre” l’altro la “madre” di Matrix)
Il primo costruisce, il suo costrutto genera una variabile impazzita, l’Oracolo (creato per risolvere problemi di stabilità) a sua volta genera i “salvatori” manipolandoli come pedine per rintracciare, rivelare e attivare la funzione che mette a posto la variabile impazzita, ovvero Smith.
La costante ciclicità degli eventi prima accaduti prima della trilogia (descritta dall’Architetto nella sala che presenta le altre versioni di Neo) rappresenta il loro tentativo di opporre una risposta alla variabile impazzita, ovvero Smith.
Ogni risultato precedente, però, non sembrava essere definitivo ed il ciclo, evidentemente, tendeva a ripetersi.
Nella trilogia vediamo un tentativo diverso, riuscito sembrerebbe, di risolvere una volta per tutte il problema con un NEO diverso, unico nel suo genere (lo spiega L’Architetto).
L’Oracolo ha “rischiato tutto” con questo “nuovo NEO” ed il finale è quello che conosciamo:
Aggiungiamo un “dettaglio” della scena.
Quando l’Architetto dice che “gli altri saranno liberati” non sta affermando che “Matrix sarebbe stata chiusa” (in nessun momento futuro).
Perché, ovviamente, le macchine perderebbero la loro fonte d’energia (vedi i primi 2 capitoli di Animatrix) e, quindi, tanto valeva non preoccuparsi di Zion e Smith, come lui stesso sostiene (ammettendone la verificità nelle parole).
Se erano davvero pronti a forme di esistenza differente (cioè privi delle “batterie umane”), perché preoccuparsi così tanto?
Con il finale del terzo capitolo, potenzialmente, ogni essere umano potrebbe un giorno essere libero privando quindi le macchine della loro alimentazione.
Dunque tutto l’accordo fatto con Neo corrisponderebbe ad un “lento suicidio” delle macchine.
Improbabile. Qualcosa non torna.
Se invece il ragionamento proposto nella mia “teoria 1”, basato sui livelli dei mondi (i colori verde e oro), dovesse corrispondere al vero, gli esseri umani sarebbero semplicemente “liberi” da una Matrix costrittiva, in favore di un livello differente nel quale mantenere il ruolo di “batterie di alimentazione” ma con l’illusione di essere liberi, per scelta indotta e poco consapevole.
Quindi senza il desiderio immediato della ribellione, alla base del ciclo della Matrix verde.
Del resto, ricordiamolo sempre: anche se i personaggi chiave forniscono delle spiegazioni è un errore credere a tutto ciò che dicono come un assunto immutabile.
Stiamo tutti partendo da un presupposto arbitrario: quello che vede l’Oracolo come “uno dei buoni” e Smith “uno dei cattivi”.
Fine della quarta parte.
Per leggere la quinta parte, clicca qui.